ANICA, l’Associazione Nazionale Industrie Cinematofrafiche, Audiovise e Digitali ha presentato i risultati della ricerca dal titolo “I Film Italiani sui Mercati Esteri”. Lo studio realizzato da Emilio Pucci per eMedia analizza le tendenze dei titoli prodotti negli ultimi cinque anni (dal 2017 al 2021), realizzati per lo sfruttamento nelle sale cinematografiche, per la televisione lineare e per piattaforme di streaming.
L’obiettivo è quello di fornire una lettura generale del fenomeno della circolazione all’estero della produzione nazionale, con stime sul numero di film che hanno ottenuto una distribuzione internazionale e sui valori economici generati. Al contempo è stata condotta una ricerca sperimentale sulla circolazione all’estero dei titoli italiani di catalogo, prodotti tra il 1930 e il 2016, al fine di poter illuminare anche un segmento importante dell’economia del settore.
Dai dati si evince che tra il 2017 e il 2021 i film italiani prodotti sono stati 1.130 per una media annuale di 226 titoli. Le cifre e l’andamento del mercato negli stessi anni sottolineano che la suddivisione per “piattaforma di destinazione primaria” (Sala cinematografica, TV, VOD) risulta, nel tempo, sempre meno rigida, anche se i lungometraggi per la sala rimangono la componente di gran lunga maggiore (212 su 242 stimati nel 2021). La classificazione dei titoli suddivisi per macro-genere fa emergere che i titoli di finzione hanno costituito la maggior fetta di prodotto, attestandosi al 68% del totale, con i documentari, in crescita nel corso degli anni, al 31%. Uno dei pochi dati critici dell’intero lavoro è rappresentato dal numero di lungometraggi di animazione prodotti in Italia nel quinquennio osservato: solo 8, in totale, pari all’1% dell’offerta.
Le coproduzioni internazionali sono il principale veicolo per la circolazione internazionale: quelle avviate per i film “Cinema” (minoritarie, paritarie e maggioritarie) si attestano su una media annuale tra le 44 e le 47, a fronte di una media di 30 coproduzioni nei cinque anni precedenti. Una crescita evidente, se consideriamo che gli accordi siglati tra il 2017 e il 2021 tra produttori italiani e operatori esteri sono 209 (dato parziale a fine 2022), di cui ben 190 con partner europei (il 70%): Francia, Germania, Svizzera, Spagna e Belgio sono i principali Paesi coproduttori. Sono invece 19 gli accordi stipulati con operatori extraeuropei per film destinati alla diffusione in sala e sono concentrati, in gran parte, nell’America Centro-Meridionale.
Il valore economico complessivo generato dalle collaborazioni internazionali sul quadriennio 2017-2020 è stimato in circa 92 milioni di euro. Più del doppio del capitale attratto nei quattro anni precedenti (2013-2016), pari a circa 41 milioni di euro. L’incremento è dunque un netto +124%.
L’analisi sui film di catalogo (prodotti fino al 2016), esplorati per la prima volta in questa ricerca, porta a ragionare anche sul valore duraturo apportato ai titolari dal consistente patrimonio filmico (oltre 4.300 i titoli censiti), in un range che va dai 6 ai 12 milioni aggiuntivi annui. Grazie all’aumento della domanda e della capacità di vendita, negli ultimi anni l’incremento delle vendite è stato tra il 10% e il 15%.
La ricerca sul campo, per entrambi i segmenti current e library, si è svolta contemporaneamente allo studio “Italian Original 2022” commissionato da APA (Associazione Produttori Audiovisivi) allo stesso Istituto di ricerca, che ha preso in esame la dinamica delle serie tv. I valori ottenuti complessivamente disegnano un quadro di crescita generale della circolazione estera di opere italiane, che sarà oggetto di ulteriori approfondimenti congiunti.
“È possibile quindi ragionare, al termine della prima fase di questa ricognizione, su un mercato in espansione, che mostra segni chiari di dinamismo e una reattività positiva ai cambiamenti nelle dinamiche della domanda e all’innovazione tecnologica presentati dal mercato” afferma il Presidente dell’ANICA, Francesco Rutelli. “Gli operatori sono stati incentivati da strumenti di grande efficacia da parte dell’Amministrazione pubblica, Ministero della Cultura e ICE-ITA in testa, che hanno accompagnato la crescita delle capacità delle imprese, dimostrata dall’incremento della diffusione dei titoli italiani negli ultimi 5 anni, con un chiaro sviluppo delle relazioni e della forza commerciale, in perfetta sinergia con l’affermazione della qualità artistico-autoriale ed editoriale sul piano internazionale”.