La nascita di ChatGpt (Generative Pre-trained Transformer), a novembre del 2022, ha rappresentato il punto di svolta attorno al quale si sono intrecciate le enormi opportunità legate allo sviluppo dell’IA. La machine learning è diventata quella zona franca dove la geopolitica incontra il mondo dell’audiovisivo, dove l’etica fa i conti con l’economia e con il mercato del lavoro.
Ma cos’è nello specifico ChatGpt? Il software lanciato da OpenAi (azienda leader del settore dell’intelligenza artificiale), è progettato per simulare una conversazione utilizzando un linguaggio che imita quello degli esseri umani, grazie al funzionamento di GPT-3, un modello di elaborazione del linguaggio naturale (o NLP), sviluppato dalla stessa OpenAI. Il programma, oltre a conversare, è in grado di generare un testo in modo automatico, utilizzando una grande varietà di contenuti tratti da articoli, libri, conversazioni umane e contenuti web, in modo da allenare il linguaggio della macchina e renderlo molto simile a quello generato da un utente umano.
Si può chiedere alla macchina, per esempio, di creare una storia dai toni noir ambientata nella Berlino di inizio novecento con protagonisti una gentile vecchietta e un anziano cane. Quello che ne verrà fuori in pochi secondi sarà una storia originale, scritta per noi, che prenderà spunto da tutto ciò che ChatGpt è stato in grado di generare prendendo il materiale sul quale è stato “allenato” e modificandolo attraverso l’utilizzo del suo algoritmo.
Alla sua uscita, lo scorso anno, il successo di ChatGpt è stato incredibile, quasi alla pari della presentazione dell’iPhone nel 2007: Microsoft, Google (Alphabet) e Meta si sono immediatamente impegnate con ingenti risorse economiche per rimanere competitive sul mercato. Amazon e Apple non sono state da meno, insieme alla Cina che, non senza difficoltà, continua ad avanzare sullo scacchiere geopolitico. Una corsa agli armamenti che ha inevitabilmente travolto anche il settore audiovisivo e ha, in parte, contribuito allo sciopero degli sceneggiatori della WGA e degli attori della SAG-AFTRA a Hollywood.
Ma se i dubbi sul suo corretto utilizzo continuano a preoccupare alcuni, i costanti e incredibili miglioramenti tecnologici stabilizzano l’idea che, con un’adeguata regolamentazione, i benefici derivanti dall’utilizzo dell’IA siano estremamente vasti. A questo proposito, già nella nuova versione di GPT-6 sarà aggiunto un nuovo modulo cognitivo dedicato al controllo logico dell’output, creando, di fatto, nuova interfaccia per usare il digitale.
Rapido sviluppo e potenzialità tecnologica, applicate, in questo caso, alla scrittura creativa hanno trovato un esempio calzante nella singolare competizione che si è svolta nell’ambito delle Giornate degli Autori del Festival di Venezia. Durante il convegno “Intelligenza Artificiale – Opportunità o minaccia?”, organizzato da WGI (Writers Guild Italia), in tempo reale, si sono sfidati nella creazione di un pitch per un soggetto audiovisivo, un sistema di Intelligenza Artificiale e uno sceneggiatore in carne e ossa.
Un vincitore vero e proprio non c’è stato, ma l’incontro ha messo in evidenza come, acquisendo gli strumenti e le regole necessarie per governare la “machine learning”, questa potrebbe diventare un ottimo assistente e fornire un plus al lavoro creativo, senza, per questo, intaccarne l’originalità. A quanto pare, infatti, secondo una ricerca dell’OCSE, più alto è il tasso di competenza e maggiore è l’accoglienza positiva nei confronti dell’IA. I professionisti più qualificati vedono nell’intelligenza artificiale un aiuto concreto nella gestione del lavoro quotidiano, più che un nemico pronto a sostituirli.
Nello specifico, l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nell’audiovisivo non si limita alla creazione di contenuti, ma spazia in modo organico nel settore: l’algoritmo, per esempio, può prevedere le preferenze degli spettatori e suggerire modifiche per migliorare l’engagement con il pubblico di riferimento. E ancora, può essere utilizzata per creare effetti visivi realistici di altissimo livello, realizzando migliaia di grafiche e video. Si pensi all’ultimo film di Indiana Jones, dove Harrison Ford ha riacquistato i tratti giovanili di un tempo.
È certo, tuttavia, che l’utilizzo dell’IA nell’industria audiovisiva rappresenti un terreno delicato, da trattare con attenzione e prendendo in considerazione tutti i fattori. Un esempio in questo senso sono le preoccupazioni etiche sull’uso dei deepfake, che potrebbero essere utilizzati per diffondere disinformazione o manipolare l’opinione pubblica.
Ed è qui che da un piano prettamente applicativo si passa a quello istituzionale. Sulla necessità di norme che regolamentino l’utilizzo dell’IA, si è espresso il Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni, affermando come “la questione più urgente per il Ministero della Cultura riguardi i problemi sollevati dal rapporto tra diritto d’autore e Intelligenza Artificiale generativa, che ci spingono verso la predisposizione di legislazioni e principi giuridici finalizzati a garantire, in funzione conservativa, il primato ‘umano-centrico’ della creatività artistica e del rispetto del diritto d’autore”.
A novembre, esattamente un anno dopo il lancio di ChatGpt, si terrà la conferenza sull’Intelligenza Artificiale voluta dal governo britannico con i leader occidentali e dei Paesi like-minded. Il luogo ancora non è stato definito ma probabilmente sarà a metà strada fra Oxford e Cambridge, due università fondamentali per lo sviluppo del settore tecnologico. L’occasione sarà, senz’altro, un importante momento di confronto, a conferma della centralità e dell’urgenza del tema in ormai tutti i settori del mondo contemporaneo.
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