Gli indesiderati d’Europa è un film di Fabrizio Ferraro distribuito da Zomia che uscirà nelle sale cinematografiche il 24 aprile (il trailer qui).
La storia ricostruisce le ultime ore disperate di Walter Benjamin, il pensatore ebreo tedesco in fuga dalla Francia occupata dai nazisti. Dal suo ultimo domicilio parigino in rue Dombasle, un monolocale al settimo piano in cui abitò dal 1938 al ’40, all’arrivo delle truppe del Terzo Reich nella ville Lumiere Benjamin scappò in treno dirigendosi a sud, nella parte ancora libera della Francia, con l’obiettivo di espatriare in Spagna e da lì imbarcarsi per gli Stati Uniti dove il filosofo Theodor Adorno e sua moglie Gretel lo aspettavano a braccia aperte.
Si fermò a Lourdes in attesa di un lasciapassare. Con sé aveva portato poche cose, doveva viaggiare leggero, prevedeva l’attraversamento dei Pirenei a piedi. Ma Lourdes non fece il miracolo. Nella chiusa della sua ultima lettera scrisse alla moglie di Adorno: “J’ai emporté un seul livre: les Mémoires du cardinal de Retz. Ainsi, seul dans ma chambre, je fais appel au «Grand Siecle»”. Solo nella sua stanza, in compagnia di un buon libro, esiliandosi nel passato: la sintesi di una vita.
Pur senza documenti e col cuore molto affaticato, Benjamin s’incamminò sulla route Lister, un impervio sentiero di montagna che fino all’anno prima veniva percorso in senso contrario dagli esuli antifranchisti. Giunto stremato il 25 settembre 1940 a Portbou, il primo villaggio catalano di confine, Benjamin fu arrestato dalla polizia di frontiera spagnola con la minaccia di essere consegnato l’indomani alla Gestapo, in quanto privo dei documenti necessari. Di notte, in una modesta e anonima pensione vicino al mare, la Fonda Francia, per evitare l’internamento in un lager si uccise ingerendo alcune pastiglie di morfina.