In occasione degli Stati generali della lotta alla pirateria, organizzato dalla FAPAV, la Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, i rappresentanti delle istituzioni e dell’industria presenti hanno concordato sul fatto che è tempo di rafforzare la lotta alla pirateria con nuove normative e puntando ancora di più nelle campagne di sensibilizzazione.
Nell’ultimo anno l’incidenza complessiva della pirateria tra la popolazione è stata del 43%, ma è diminuito il numero dei contenuti piratati: sono circa 315 milioni gli atti illeciti, il 24% in meno rispetto al 2019 e il 53% in meno rispetto al 2016. Se ne desume che è aumentata l’audience complessiva ma si è ridotta la frequenza.
Fra i contenuti più piratati continuano a svettare i film (29%), seguiti da serie/fiction (24%) e programmi tv (21%), ma è da evidenziare l’exploit degli eventi sportivi che sono passati dal 10% del 2019 al 15% del 2021.
“Al 41% dei pirati è capitato di fruire almeno una volta di contenuti audiovisivi in abbonamento attraverso l’accesso con credenziali altrui non ritenendola una forma di pirateria“, sottolinea la nota ufficiale , riferendosi alla prassi di condividere lo stesso abbonamento fra più persone, anche al di fuori del nucleo famigliare.
Ipsos ha intervistato giovani di età compresa tra 10 e 14 anni ed è emerso che nel 2021 il 51% ha fruito di contenuti pirata, con una frequenza degli atti del 20% inferiore rispetto al 2019.
“Oltre alle necessarie azioni di enforcement, riteniamo fondamentale che vengano attuate iniziative sinergiche di comunicazione come la recente campagna ‘We Are Stories’, promossa dalla Federazione a tutela e sostegno dell’intera industria audiovisiva, insieme a Anec, Anica, Apa, Mpa e Univideo” ha dichiarato il presidente FAPAV, Federico Bagnoli Rossi.
“Ancora oggi la metà dei pirati ritiene erroneamente che il proprio comportamento non sia grave, nonostante si sappia che si tratti di un vero e proprio reato” – afferma Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos – “Evidentemente vi è ancora la convinzione che l’entità del danno sia contenuto e che la probabilità di essere scoperti e puniti non sia elevata”.