Il decreto Franceschini è legge, e il mondo del cinema e dei produttori televisivi possono dirsi felici del risultato: Francesca Cima, presidente dei produttori Anica, ha espresso la sua soddisfazione scrivendo che “questa legge è la prova che il governo crede davvero che l’audiovisivo italiano nel suo complesso – cinema, televisione, documentario e animazione – possa davvero rappresentare una risorsa importante per l’economia, l’identità e la crescita culturale, industriale e professionale di questo paese”. A lei si unisce Giancarlo Leone, presidente APT, che negli scorsi giorni – in seguito alle rimostranze dei principali broadcaster, scontenti riguardo alle quote d’investimento per produttori indipendenti che discriminavano, a loro dire, alcuni produttori rispetto ad altri – ha avuto modo di manifestare il suo sostegno al decreto del Ministro dei Beni Culturali: “la legge Franceschini riporta al centro del dibattito il tema della qualità del contenuto italiano ed europeo e dei contenuti indipendenti che, non bisogna dimenticare, forniscono il prodotto premium”.
Riguardo alla definizione di produttore indipendente, il decreto aiuta a fare chiarezza: trattasi di “operatori della comunicazione europei che svolgono attività di produzioni audiovisive e che non sono controllati, ovvero collegati a fornitori di servizi media audiovisivi soggetti alla giurisdizione italiana e, alternativamente, per un periodo di tre anni non destinino più del 90 per cento della propria produzione a un solo fornitore di servizi media audiovisivi”.
Nel dettaglio, il decreto prevede un aumento delle quote di investimento ai produttori indipendenti per la Rai pari al 20% entro il 2020 (al momento è al 15%), mentre per le reti commerciali al 15% entro il 2020, partendo dall’attuale 10%.
Per quanto riguarda le quote di programmazione, nella fascia di Primetime (18-23), la priorità è dedicata a film, fiction, documentari e cartoni italiani. Nello specifico, la Rai dovrà riservare ai contenuti nazionali il 12% della programmazione, il 6% gli altri fornitori. Sempre per la Rai, l’obbligo continua con la programmazione di due opere italiane a settimana, di cui una cinematografica, compresa l’animazione. Quest’ultima specifica è particolarmente importante, come tiene a specificare Donatella Leone, presidentessa dell’associazione Cartoon Italia: “la riforma permette finalmente a registi italiani di diventare competitivi a livello internazionale”.