La Corte di Cassazione accoglie il ricorso di Antonello Venditti contro la Rai sulla questione del diritto all’oblio. Il cantautore aveva perso la causa nei due precedenti gradi di giudizio, ma è stata la Suprema Corte a dargli ragione. La Rai era accusata di aver mandato in onda, a cinque anni di distanza, durante la trasmissione “La vita in diretta”, un filmato in cui il cantante rifiutava perentoriamente un’intervista, classificandolo come uno dei personaggi più scorbutici ed antipatici. Secondo la Cassazione, né il diritto di cronaca, né la fama di Antonello Venditti possono giustificare la rimessa in onda del video.
Quello del diritto all’oblio è un concetto che negli ultimi anni, con la diffusione dei nuovi mezzi di comunicazione, è tornato alla ribalta ed è ora normato in Italia dal Codice della Privacy e dalla successiva giurisprudenza. La Corte di Cassazione lo ha definito come il «giusto interesse di ogni persona a non restare indeterminatamente esposta ai danni ulteriori che arreca al suo onore e alla sua reputazione la reiterata pubblicazione di una notizia in passato legittimamente divulgata», ma ci sono diverse interpretazioni a seconda dei casi e dei mezzi di comunicazione utilizzati. In sostanza, comunque, si tratta del diritto di un individuo a non essere ricordato per azioni passate. Dopo un certo periodo di tempo, alcune notizie non hanno più pertinenza nel presente e non possono essere considerate di interesse pubblico, per cui un individuo può richiedere la cancellazione e l’aggiornamento di fatti che lo hanno danneggiato in passato e che potrebbero continuare a distorcere la sua immagine pubblica. La questione entra ovviamente in contrasto con il diritto di informazione e di cronaca, ma il trascorrere del tempo fa sì che il diritto all’oblio possa prevaricare sugli altri due.
Nel caso specifico, secondo la Suprema Corte, Antonello Venditti ha tutto il diritto di chiedere i danni alla Rai, in quanto il video che è stato riproposto sulla Rete a distanza di cinque anni non è più attuale e lede la sua immagine pubblica.